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Le querce secolari di Riano

I vecchi saggi
querce

Queste tre querce, che sembrano più bambini-anziani che alberi, si trovano nei pressi di una cava di tufo enorme. Vogliono sfidare la gravità, con le loro lunghe radici-gambe a penzoloni, affacciate a una parete alta 60 metri, che per fortuna non li ha ancora inghiottiti, e speriamo non li inghiottirà mai.

Dall’altezza dei loro rami, questi tre signori se la ridono, tant’è che mi sembra proprio di sentire un fruscio di sorrisi sussurrati mentre passeggio all’ombra delle loro braccia. Le tre querce osservano silenziose dall’altezza dei loro anni come quaggiù l’abbandono si alterni a grandi magazzini dove, da lassù, sembra che tante piccole formichine si adoperino, bestemmino, sputino fuori nuvole nere.

I rami dei tre saggi quasi si uniscono in un abbraccio, nonostante ci siano decine di metri a separare i loro tronchi maestosi: corrono insieme, forse per mano, il vento li culla in un’altalena senza fine, con scricchiolii cadenzati. Le folte chiome quasi non fanno scorgere l’azzurro del cielo, lo nascondono, come se volessero proteggere l’ospite venuto a trovare questi tre anziani signori, per custodirne l’anima.

Ai piedi delle loro fronde alcuni cinghialotti e delle volpette fanciulle si aggirano, rimanendo nei paraggi, mentre uccelli di ogni specie cantano, protetti e invisibili.

Ecco che alla fine la mano si posa delicatamente sulla corteccia antica di querce che possono raccontare migliaia di storie, che hanno visto e vedranno scorci di umanità. Racconti che rimarranno segreti, e saranno ascoltati solamente da chi ha occhi e orecchie pronti ad cogliere il linguaggio eterno di questi saggi, a cui sono stati affidati amori e leggende.

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Università Agraria di Riano

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